ABS

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Claudio Braglia

Giornalista specializzato automotive

Frequentava ancora la facoltà di ingegneria quando ha iniziato la sua carriera giornalistica a Motosprint e Autosprint. Successivamente sono arrivate InMoto, Auto, SuperWHEELS, Moto World e alVolante, alcune delle quali ha anche concepito e diretto. La sua passione? Guidare soprattutto in pista e realizzare le prove più complete supportate da rigorosi rilevamenti strumentali.

Obbligatorio nella dotazione di serie per tutte le auto vendute sul nostro mercato dal 2004 (solo dal 2016 una direttiva UE ne ha esteso l’adozione a tutti i mezzi di oltre 125 cm³, scooter e moto incluse), è il primo ADAS della storia automobilistica.

Di derivazione aeronautica (un dispositivo simile era montato nel Concorde degli anni 60), è stato sviluppato nel 1978 congiuntamente da Mercedes e Bosch (dopo che aveva esordito, senza grande successo, quasi un lustro prima, in casa Volvo), ed è entrato nella produzione di grande serie con la Mercedes Classe S.

Non riduce solo gli spazi di arresto

Nello specifico, ABS – un acronimo che “funziona” sia col tedesco (“Antiblockiersystem”) sia con l’inglese (Antilock Braking System) – significa “sistema frenante antibloccaggio”, ma dire che sia nato solo per accorciare gli spazi di arresto nelle situazioni di emergenza è riduttivo.

Evitando il bloccaggio delle ruote garantisce, infatti, anche vantaggi più “nobili” in termini di sicurezza e di dinamica di guida. Come un pilota esperto che sa modulare “al bacio” la pressione sul pedale quando percepisce l’approssimarsi del limite, l’ABS sfrutta al massimo il potere decelerante dei freni fino alla soglia del bloccaggio, senza mai arrivarci.

Ecco come funziona

Un opportuno trasduttore (encoder) “legge” la posizione angolare di una ruota fonica (simile a un grande ingranaggio o a una corona dentata) calettata su ciascuna ruota del veicolo, effettuando un campionamento fino a 20 volte al secondo. Così ne monitora la velocità di rotazione confrontandola costantemente con quella delle altre ruote: se riscontra differenze marcate o un inizio di bloccaggio, alleggerisce tempestivamente la pressione sulla pinza di quel disco specifico.

Con l’ABS, anche quando il fondo stradale non offre grande aderenza, o nel corso di una staccata al limite, il guidatore può premere a fondo, a mente libera, il pedale dei freni nella certezza che il sistema manterrà lodevolmente la direzionalità delle ruote anteriori, un’apprezzabile stabilità e un adeguato margine per evitare eventuali ostacoli.
In caso di frenata su fondi stradali con diverso coefficiente di aderenza, come quando si hanno le ruote di destra su uno strato di neve o ghiaccio e quelle di sinistra su un asfalto relativamente asciutto, il sistema antibloccaggio garantisce comunque un buon controllo della vettura.

I difetti? Ridotti al minimo

Un piccolo fastidio deriva dal fatto che, quando entra in funzione l’ABS, chi guida avverta delle strane e frequenti vibrazioni provenire dal pedale del freno (causate dalle variazioni di pressione nel circuito frenante): soprattutto i principianti sono portati a preoccuparsi…

In aggiunta, il sistema perde efficacia (e allunga gli spazi di arresto) sui fondi innevati o ghiaiosi, dove l’effetto frenante non deriva dall’attrito sul fondo stradale, ma dall’accumulo di materiale davanti agli pneumatici. Per questo alcune vetture hanno l’ABS disinseribile.